I perché di una didattica alternativa della matematica
Dal momento che la ricerca psicologica dimostra che nasciamo predisposti verso l'intelligenza numerica così come l'intelligenza verbale, appare fondamentale accompagnare lo sviluppo della capacità di comprendere i fenomeni attraverso la quantità e i principi matematici ad essa correlati.
Nonostante le difficoltà che può incontrare lungo il percorso di apprendimento, il bambino può sviluppare un atteggiamento positivo verso la matematica grazie a molte esperienze in contesti significativi che gli mostrino come gli strumenti dell'aritmetica e della geometria possano essere utili per operare nella realtà. Nella scuola molto spesso l'avventura della matematica viene tuttavia ridotta ad una mera sequenza di procedure e formule da memorizzare. Si è gradualmente perso il processo di scoperta, ormai dato per scontato, per offrire agli studenti la richiesta di imparare delle formule da applicare pedissequamente agli esercizi, i quali non solo sembrano non avere nulla di creativo e gratificante, ma neppure di attinente alla realtà. E' per questo auspicabile che il bambino entri in contatto con i concetti matematici attraverso modalità e proposte creative ed entusiasmanti, soprattutto nei contesti educativi.

Quando è presente un bambino con bisogni speciali, la difficoltà nel trasmettere i concetti matematici di base appare ancora più consistente, perché alla naturale complessità e talvolta astrattezza della materia si vanno ad aggiungere carenze, talvolta importanti, nelle funzioni cognitive necessarie per la comprensione e la manipolazione di tali concetti. Trovare modi alternativi per mediare i contenuti che si vuole trasmettere in un modo efficace, comprensibile e gestibile dal bambino che abbiamo di fronte è talvolta l'unica strada possibile.
Certo, questo sforzo richiede un enorme investimento di energie e di creatività per trovare di volta in volta modi differenti e accattivanti per proporre le attività da svolgere. Di fondamentale importanza è perciò la presenza di una figura adulta che guidi ed elabori in maniera mirata la lezione, operando una "mediazione" tra lo stimolo e il discente, organizzando, prevedendo e pianificando intenzionalmente le interazioni necessarie per l'apprendimento, divenendo una sorta di intermediario tra lo stimolo e colui al quale è destinato.
Tale figura è allo stesso tempo una lente di ingrandimento e un filtro, dal momento che seleziona e organizza gli stimoli, anticipa situazioni e predispone attività mirate, senza però precludere al soggetto che apprende di poter usufruire di una esposizione diretta agli stimoli.
Nel corso del mio lavoro, prima come insegnante di sostegno e successivamente come applicatrice del Programma di Arricchimento Strumentale (Metodo Feuerstein) presso un centro autorizzato, ho avuto modo di scoprire l'utilità di metodi e strumenti di didattica alternativa, che hanno rappresentato per me un supporto importante alla didattica tradizionale.
Nella scuola primaria e secondaria, per i bambini con bisogni speciali viene solitamente steso un programma educativo individuale, che esclude talvolta alcuni argomenti di aritmetica e geometria perché gli insegnanti non li ritengono alla portata del bambino in questione. Nella mia esperienza, non ho ancora trovato un bambino che non possa avere accesso ad un argomento di matematica del programma ministeriale, a condizione che si costruisca per lui una porta di accesso adeguata.
E' questo che fa un buon insegnante-mediatore: costruisce delle porte per accompagnare i bambini che gli vengono affidati attraverso muri che altrimenti per loro sarebbero invalicabili. Alcune di queste porte risultano poi vicoli ciechi e una volta aperte vengono richiuse e lasciate alle spalle qualora si rivelino poco funzionali. Bisogna continuare a sperimentare senza arrendersi, accettando il fallimento quanto la buona riuscita, con la fiducia che a chiunque si possa trasmettere qualsiasi contenuto, purché si trovi il modo (unico) in cui chi abbiamo di fronte è in grado di apprenderlo.